
Credo sia gigantesco il numero di maestri bravi che l’Italia abbia prodotto e ancor oggi ne esistono numerosi che pur non essendo famosi, lavorano con grande solerzia e professionalità. Giovanni Franceschinis è uno di quelli.
Era nato lo stesso anno di Luigi Barbasetti ma solo qualche mese più tardi, il 15 agosto del 1859 a Magnano Riviera, in provincia di Udine. Erano della stessa leva militare e forse si conobbero durante la visita di idoneità quando furono chiamati e partirono per il periodo di addestramento. Ma mentre l’amico Barbasetti ebbe la fortuna di essere estratto a sorte da Carlo Guasti per far parte dei suoi undici allievi alla Scuola Magistrale militare di scherma di Milano, Franceschinis gli toccò fare tutta la naja, che per entrambi fu volontaria.
Questo è il caso di un’amicizia e una stima che sarà utile per entrambi in maniera reciproca, in quanto fu probabilmente Barbasetti che lo convinse a far domanda presso la Scuola magistrale miltare di scherma di Roma, nella quale lui stesso era insegnante, così da farlo salire nella capitale dopo nove anni di servizio presso il 7° Reggimento Cavalleria Milano, che stava a Nola.
Divenne maestro militare il 12 luglio 1893, per tornare presso il reggimento a coprire un rango che evidentemente era scoperto già al momento della sua partenza. Vi stette per altri due anni, il tempo che servì a Barbasetti per arrivare a Vienna e chiamarlo nella capitale austriaca, perchè lì c’era lavoro, anzi, molto lavoro, specie per due maestri che rappresentavano l’avanguardia della sciabola in Europa, cioè nel mondo.
Così giunse e a dicembre del ’96 fece la sua prima accademia dimostrativa presso l’Union Fechtclub dell’amico, per essere assunto dopo poche settimane, al Wiener Athleticsport Club, il cui presidente e fondatore era un giovane ragazzo di soli 19 anni, che si chiamava Otto Herschmann.
Il connubio fu splendido e Franceschinis divenne in poco tempo un amatissimo maestro di scherma, non solo nel suo club, ma a Vienna stessa. Fu di aiuto all’amico friulano nelle iniziative che portava avanti, non ultima quella di sostenerlo nella fondazione della Akademie der Fechtkunst, nella quale fu eletto consigliere.
Le testimonianze su di lui sulle pagine dell’Allegemeine Sport Zeitung sono numerose, dalle quali traspare un uomo cordiale, dalla simpatia contagiosa, ma soprattutto capace di trasferire negli allievi quello stile italiano tipico dei bravi maestri, che si riassume in una sincera umanità.
Il suo miglior risultato fu ottenuto da Herschmann con la squadra di sciabola, alle olimpiadi di Stoccolma del 1912. Gli atleti provenivano dal suo club e da quello di Barbasetti, e vinsero la medaglia di argento, dietro agli imbattibili ungheresi, che stravinsero anche la prova individuale ed erano allenati da Italo Santelli. Fu una dimostrazione di come la scuola italiana di sciabola fosse in grado di formare atleti di prim’ordine, infatti terza fu la Bohemia, dove a Praga aveva lavorato Luigi Della Santa. Gli italiani di Nedo Nadi non brillarono, essendo eliminati alla prima poule. (E qui ci sarebbe da aprire un capitolo molto lungo).
Durante la Grande guerra, ottenne di restare a Vienna e di continuare il suo lavoro, ma fu denunciato per futili motivi nel 1915 ed esiliato in un villaggio al confine dell’Austria, Raabs an der Thayne, nel quale rimase con altri stranieri per tre anni, fino al 1918. Su invito dell’Allegemeine, scrisse un breve diario che confluì in uno splendido articolo, dove lui ringraziava il suo club di appartenenza, con toni davvero fraterni:

“il mio club mi ha mostrato la più rara e nobilissima bontà di aiuto morale e materiale, e lo ringrazio per avermi salvato dalla mia rovina e da quella della mia famiglia. Mai durante tutto il mio tempo di sofferenza la dirigenza del club e i suoi soci hanno in alcun modo diminuito la stima e la fiducia che avevo cercato di acquisire in due laboriosi decenni.” (ASZ 2 marzo 1919).
A quei tempi infatti i maestri sapevano essere riconoscenti verso il loro club, che erano diretti da persone di comprovato carisma. Erano l’elemento più prezioso dei club scherma e lavoravano moltissimo, tanto che Franceschinis in sei mesi, nel 1904 fece 1771 lezioni di scherma.
Migrò improvvisamente a Milano nel 1921, forse perchè dopo l’esilio di Carlo I, mancò l’Impero che un tempo chiedeva lezione di scherma e nel frattempo si era anche sgretolato. Forse gli italiani non erano più ben visti come ai tempi della Triplice alleanza e da quella data se ne sono perse le tracce italiane. Quelle viennesi sono ancora splendenti.