I FUTUROLOGI: Scuola e società italiana secondo Luca Ricolfi 4°ep.

La sfaticata società occidentale di Luca Ricolfi, si estinguerà? Come sarà il futuro sulla base delle evidenze desunte dagli ultimi 50 anni?

Sono alcune delle domande che Luca Ricolfi si pone, ma non in maniera diretta nel suo libro “La società signorile di massa” edito da La nave di Teseo, nel 2019. La sua disamina sulla scuola appare alquanto drammatica e per certi versi è così veritiera che urge la riforma, ma in maniera così radicale e veloce, che forse solo un’epidemia mondiale potrebbe dare l’ultima spallata. E invece pare proprio di no, ma vediamo di che si tratta.

Nel suo saggio, Ricolfi impietosamente descrive la società italiana, in cui esistono più inoccupati che occupati e che in generale guarda a un’opulenza e a un consumo opulente soprattutto da parte di chi non lavora, un fenomeno che dovrebbe preoccupare. Oltre a questo il sovraprodotto ha cessato di crescere e l’economia è entrata in stagnazione. Tutto questo però sembrerebbe accadere nell’indifferenza globale sia della politica, che degli operatori economici a grande scala.

Vertiginoso il giudizio bassissimo dato alla formazione scolastica: “La progressiva distruzione della scuola e dell’università, come luoghi di formazione che richiedono un duro impegno, e in cambio promettono un incremento sostanziale delle conoscenze e delle abilità, certificato da un titolo di studio credibile” (p.56″), […]“è l’unico settore della società italiana in cui la produttività è in costante diminuzione da oltre mezzo secolo” (p.57). Questo produce in maniera quasi del tutto naturale una sorta di disoccupazione volontaria, che è la base della società di cui sta parlando.

Curioso come la scolarizzazione di massa porti a un innalzamento medio delle aspettative lavorative e quindi a voler richiedere redditi di alto livello, o lavori di responsabilità anche se non si ha esperienza, e allo stesso tempo a rifiutarli se il lavoro non è rispondente alle proprie aspettative economiche, anche se è un primo impiego. Questo genera una incomprensibile disoccupazione, che per certi versi sembra essere naturale, se non addirittura oscuramente programmata e quindi indotta.

Agghiacciante il paragrafo 4 del capitolo 2, dal titolo: “L’infrastruttura paraschiavistica“, che esordisce dicendo: “Risparmio dei padri e distruzione della scuola, sono due pilastri fondamentali della società signorile di massa“, cui va aggiunto il terzo pilastro, quello di una vasta struttura paraschiavistica, in cui una parte della società si trova collocata in ruoli servili o di ipersfruttamento (p.71). Si riferisce a lavoratori stagionali; prostituzione; persone di servizio per mansioni domestiche; dipendenti in nero dedicati a mansioni pesanti e usuranti. Tutte persone che lavorano per far funzionare (o divertire?) la società italiana, come se non peggio di una civiltà che siamo soliti leggere e immaginare infilata nei libri di storia, in un lontano passato, quasi mitologico.

Un importante assunto deriva dallo studio delle opere di chi ha immaginato il futuro negli anni addietro come Keynes e Russel per fare un esempio. Un futuro che ovviamente corrisponde al presente attuale, che va verificato mediante l’analisi dei dati raccolti anno per anno e dal quale è possibile prevedere il futuro, per lo meno prossimo, compreso anche il conseguente stile di vita dell’uomo del futuro. In questo modo si potrebbe ricalibrare la politica e renderla concreta, senza stravolgere la società che poi si trova a fare i conti quotidianamente con la realtà.

Tutte considerazioni che non sempre vengono raccolte e usate per scopi di valore e pratici, restando purtroppo all’interno di un mondo di intellettuali, spesso considerati dei noiosi speculatori del pensiero contemporaneo, ospiti bizzarri di salotti televisivi, o di lezioni web, destinate a pochi interessati ascoltatori, talvolta etichettati pure uccellacci del malaugurio. C’è molto di cui riflettere.