RIVOLUZIONE DIGITALE, sembra bella… forse

La rivoluzione digitale | Oriundi.net Si parla da decenni di una rivoluzione digitale, ma siamo sicuri che sia una buona cosa? Sembra bella… forse.

Il termine “rivoluzione” per l’uomo moderno è associato agli eventi che portarono alla caduta della monarchia francese, mediante un cambiamento violento, teso a costruire un uomo nuovo, l’uomo del futuro.

La tabula rasa nei confronti del passato (nuovo sistema metrico decimale, nuovo calendario, nuove leggi ecc…) se vista da lontano, sembrerebbe una follia e per certi versi se non molti, lo fu eccome, ma serviva per cancellare l’uomo vecchio, senza tenere conto della volontà delle persone, per ottenere l’uomo nuovo. Oggi abbiamo mantenuto i frutti buoni di questi cambiamenti, eliminando quelli inutili e perniciosi, specie la violenza sanguinaria che portò a al nuovo scenario sociale, politico e culturale.

Questi concetti applicati alla rivoluzione digitale sono del tutto nuovi e credo che se li leggiamo in maniera appropriata a mio avviso, scopriremo che poco alla volta nulla è e sarà più come prima. Comunichiamo infatti con i computer e i telefoni mobili, lavoriamo in maniera digitale, si pensi all’evoluzione di qualsiasi macchina, tanto che non ve n’è una che non abbia una ram, un chip, e dei circuiti stampati che evolvono continuamente.

Ma è una buona cosa? Indubbiamente vi sono enormi vantaggi sotto molti aspetti e finchè lo Stato non si era appropriato di tali sistemi la vita era a due velocità, quella del mondo reale e quella burocratica. Poi giustamente le cose sono cambiate e le amministrazioni hanno cominciato ad allinearsi con il mondo, che per la prima volta andava a una velocità superiore a quella dell’adeguamento della macchina statale.

Curioso come il Covid abbia dato l’occasione di allineare una quantità enorme di apparati dello stato e della società (Scuola, sanità fisco, giustizia), al punto da raggiungere una sorta di uguaglianza tecnologica e digitale con il mondo reale, che forse, se non vi fosse stato questo evento di portata mondiale, non sarebbe stata raggiunta mai, date le doppie velocità in causa.

Il reset mondiale ha consentito, per lo meno all’Italia, di mettere una intera generazione digitalmente in riga e senza fiatare. Sindacati, opinionisti, fannulloni, tecnologisti sfegatati, nerds, politici e aspiranti tali, gente comune, quella simpatica, quella polemica e l’antipatica, non hanno detto una sola parola. Hanno obbedito senza alcuna protesta e pare che non diranno parole in merito, anche perchè nessuno fino a ora ha minimamente protestato su concetti come il diritto all’oblio, la privacy, il controllo ossessivo di dati personali da parte di migliaia di soggetti, e infine le conseguenze che tutto ciò comporta.

Sul diritto all’oblio e la privacy torneremo più avanti, ma credetemi, non c’è da stare allegri e di questi temi purtroppo in Italia se ne parla troppo poco e grazie al metodo del “meno se ne parla, meglio possiamo operare”, siamo arrivati a un megashift sociotecnologico impensabile solo un paio di anni fa.

Dal 2020 potremo dire che è nato definitivamente il tanto ideale e fantasticato uomo digitale, che fino a poco tempo fa era solo una diceria, se non qualche caso patologico di hikikomori, mentre ora è realtà. O meglio fino a qualche anno fa era nel ventre della società vecchia, e stava gestando attaccato al cordone ombelicale del mondo antico, mentre ora è nato e sta già facendo passi da gigante, perchè il mostro che l’uomo ha partorito, è veloce, non è come l’uomo vero, che comincia a camminare dopo mesi e a parlare e ragionare dopo anni. L’uomo digitale già corre, ma sa dove sta andando?