SCHERMA E CAVALLERIA ITALIANA NELLA RUSSIA ZARISTA

Scherma e cavalleria erano due discipline militari fondamentali fino alla prima guerra mondiale e insospettabilmente appaiono tre grandi personaggi in entrambi questi campi nella Russia zarista pre-rivoluzionaria.

Modern Horsemanship da Colonel Paul Rodzianko: Near Fine Hardcover (1950) 2nd Edition | The Bookshop on the Heath Ltd Non voglio esagerare dicendo che con l’Unità, l’Italia diventò una nazione forte, sia politicamente che militarmente, (tara facendo alle beghe interne, che come sappiamo sono di livello colossale ancora oggi). Già dal 1865 cominciarono molte di quelle iniziative tese a far diventare l’Italia e le sue strategie, specie militari, un punto di riferimento per il mondo intero, di cui Garibaldi fu l’icona apripista della diplomazia generale.

Con l’Unificazione le influenze straniere in Italia divennero molto più limitate e il Re, fu un pari grado dei regnanti d’Europa, al punto che la nuova nazione unita divenne un nuovo soggetto teso a dialogare in alternativa a Francia, Austria e Germania. Di grande pregio e mai ancora sviscerato, l’interesse che la Russia ebbe per l’Italia e alcuni esponenti che vennero chiamati al di là degli Urali o addirittura inviati in Italia per attingere al genio italico in due discipline che proprio lì venivano completamente reinventate: la scherma e la cavalleria.

Pavel V. Rodzianko - Wikidata
Pavel V. Rodzianko

Il più importante esponente della cavalleria moderna cioè Federico Caprilli reinventò l’equitazione, e inutile dirlo, non rimase invisibile, né in Italia né all’estero. Benchè osteggiato in patria, venne studiato meticolosamente da moltissimi esperti del settore straniero che a lui vollero rifarsi per sistemare il metodo di cavalcare proprio e delle scuole cui facevano capo. Uno di questi fu il conte russo Paul Rodzianko, che divenne allievo di Caprilli e all’inizio del Novecento scrisse in russo un testo dal titolo “La Scuola di cavalleria italiana, il nuovo metodo di equitazione  di campagna e il suo insegnamento“, questa la traduzione in italiano del 1978, epoi tradotto abilmente anche in inglese a Londra e New York, con il titolo: “Modern horsemanship“.

Ma nella scherma i rapporti con la Russia sono ancora più antiche. Primo fra tutti per ora, Cesare Alberto Blengini, il quale nato nel 1838 a Mondovì, si ritirò nel 1868 a vita privata, ma dieci anni più tardi fece pubblicare in russo il suo “Trattato teorico pratico di spada e sciabola”. La sua capacità di ascendere alle cariche più importanti della società fu tale, da diventare anche Console della Repubblica Argentina a Mosca.

Anche i Napoletani erano conosciuti ovviamente dai russi, quando Giacomo Massei, fondatore della Accademia Nazionale di Scherma, forse negli anni Cinquanta dell’Ottocento, venne sfidato da un grosso e corpulento generale russo, che ovviamente perse contro il piccolo maestro napoletano. Ne rimase memoria nelle descrizioni del figlio che assistette all’evento, quando era ancora bambino.

Giacomo Massei nel 1890 circa

Ancora più interessante invece è la presenza ben più stabile di un altro maestro di scherma, questa volta a San Pietroburgo, Edoardo Lupi Bonora. La sua presenza è attestata già dal 1901, anno del suo congedo volontario dall’esercito italiano. Diplomato maestro di scherma alla Scuola magistrale militare di Roma, ed esperto di equitazione, migrò in Russia per insegnare sia alla scuola Ufficiali che agli aspiranti maestri russi entrambe le discipline, così da poter strutturare l’esercito russo come quello italiano, cioè con un maestro per ogni reggimento.

Con la rivoluzione d’ottobre, del 1917, le tracce di Bonora si sono perse, ma possiamo dire che il primo seme della scherma nella terra russa fu piantato dagli italiani. Nel frattempo la ricerca va avanti.